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Arriva il WiMax, passi avanti per la banda larga

14 Ottobre 2008

Arriva il WiMax, passi avanti per la banda larga

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Linkem e Aria presentano le prime offerte di banda larga wireless in Lombardia, Puglia, Lazio, Toscana e Veneto. I costi sono competitivi rispetto all'Adsl e all'Hspa. Resta il problema strutturale della rete italiana, che necessiterebbe di consistenti in fibra ottica per evitare colli di bottiglia

Parte il WiMax in Italia. Sono già disponibili le offerte di Linkem, mentre a giorni saranno presentate quelle di Aria (ex Ariadsl), che è il solo operatore a detenere licenze sufficienti a coprire l’intero territorio nazionale. Altri operatori seguiranno nel 2009, ma sin d’ora il WiMax porta con sé il succo di una promessa: non solo di rendere la banda larga un bene più diffuso, ma anche di migliorare la concorrenza nel settore. Due facce di una stessa medaglia, visto che – secondo i dati Ecta e della Commissione Europea – l’Italia vanta record negativi sia per la bassa penetrazione della banda larga sia per l’alta quota di mercato in mano al monopolista (65%).

Molto dipende dalla povera varietà di infrastrutture qui in Italia, dov’è assente la rete via cavo e dove, per motivi orografici e di architettura della rete, l’unbundling esclude le città piccole. Una conferma a questo stato di cose arriva dalle parole della stessa Telecom Italia: a Capri, al convegno di ottobre dell’Osservatorio Between, Alessandro Talotta (il chief regulatory officer) ha detto che in alcune grandi città (dove l’unbundling è partito già da anni) gli operatori alternativi hanno una quota di mercato superiore a quella di Telecom, nella banda larga: «62% a Milano, 60% a Torino, 56% a Roma». È evidente che il WiMax da solo non è la bacchetta magica che risolve il problema della concorrenza laddove manca l’unbundling (in metà del Paese), ma può essere un tassello di un quadro che ne comprenda altri. Nell’immediato, tecnologie banda larga che si affianchino all’Adsl; nel lungo periodo, il piano di un Next generation network (Ngn).

I dettagli del WiMax

Già le caratteristiche delle offerte dei due operatori sono promettenti: sia nei prezzi sia nelle modalità di connessioni si presentano come una ventata di novità rispetto all’Adsl. A ridimensionare il ruolo del WiMax, nello scenario banda larga, c’è però il fatto che la copertura è ancora molto limitata. Linkem parte da Bari e Brescia ed entro fine anno conta di arrivare a Bergamo e Cremona. Le offerte sono a 7/1 Mbps, da 20 euro al mese in su: canone che comprende anche l’accesso senza limiti a 600 hot spot WiFi. Nelle offerte più care (30 e 45 euro) ci sono anche servizi VoIP flat. Simili le formule di Aria: velocità 7/0,512 Mbps, prezzi da 20, 25, 35 e 45 euro al mese. Aria parte coprendo tutta la Puglia e l’Umbria; entro fine anno anche parti di Lazio, Toscana, Veneto e poi ulteriori 14 regioni nel 2009, per toccare, nel 2011, 33 milioni di abitanti. In tutti i casi, si evita di pagare il canone Telecom: il WiMax è ad oggi una delle soluzioni più potenti per fare a meno del doppino telefonico. Più dell’unbundling, è indipendente dalla rete di Telecom Italia. Ci si connette con un modem ad hoc (ethernet e WiFi), fornito dall’operatore, senza bisogno di antenne esterne (a differenza dell’Hiperlan e del satellite).

Si notano due aspetti. Primo: i canoni sono inferiori a quelli delle offerte Adsl (con o senza VoIP) prive di linea Telecom. Secondo: a differenza dell’Adsl, il WiMax permette (con lo stesso canone) di connettersi anche in modo nomadico, ovunque ci sia copertura di rete dell’operatore. Linkem favorisce le connessioni outdoor offrendo anche una scheda WiMax da inserire in un portatile; nel 2009 Aria invece avrà chiavette-modem Usb. La modalità di connessione diventa simile a quella dell’Umts/Hspa, quindi, ma a prezzi più bassi e con una differenza importante: le frequenze del WiMax sono più elevate e quindi non consentono vere connessioni mobili (cioè da veicoli veloci).

Le altre tecnologie

Lo scenario si sta diversificando in fretta. Ormai la banda larga mobile, grazie all’Hspa (7,2/2,1 Mbps) è matura, coprendo quasi il 90% della popolazione. Le offerte hanno prezzi paragonabili a quelli dell’Adsl, sebbene siano provviste di un tetto (19 euro al mese per 5 GB con 3 Italia; la sola flat totale è di Vodafone e costa 45 euro al mese). Anche queste offerte vivacizzano lo scenario, perché sono alternative agli operatori banda larga tradizionali e ai soliti modi di connettersi. Prima o poi le statistiche terranno conto anche degli utenti banda larga mobile italiani, e il nostro Paese recupererà un po’ di posizioni nelle classifiche europee. Né bisogna dimenticare il ruolo, soprattutto in chiave di superamento del digital divide, delle offerte pre-Wimax (Hiperlan e WiFi Mesh). Tutti i casi descritti non possono però eludere un problema: laddove manca la fibra ottica nel sottosuolo, è impossibile dare tanta banda a tanti utenti. Si può dare tanta banda a pochi o poca banda a tanti, perché c’è un collo di bottiglia a monte: visto che manca la fibra, il collegamento al backbone può essere solo con il rame o con ponti radio. È il motivo per il quale Telecom offre in quelle zone l’Adsl in versione “anti digital divide”, cioè tagliata a 640/128 Kbps e per un numero limitato di utenti per centrale (un centinaio).

Altro problema: solo la fibra nelle case può dare oggi la banda del futuro, quella da 50/100 Mbps o 1 Gbps (già disponibile in Giappone, da ottobre). Né ci si può aspettare troppo dalla banda larga che proviene dal satellite, che è strutturalmente meno prestante di quella terrestre (per via della latenza). Certo, l’arrivo di offerte come Tooway, di Eutelsat, nei giorni scorsi fa ben sperare: per la prima volta una connessione satellitare bidirezionale (2/0,384 Mbps) a prezzi accettabili dal privato (36 euro al mese) e con la promessa di un upgrade a 20 Mbps nel 2010, quando sarà in orbita il primo satellite dedicato a Internet. Anche nel lungo periodo, tuttavia, saranno offerte pensate solo per chi non è raggiunto da banda larga terrestre.

Niente soldi per la banda larga del futuro

Di qui il bisogno di un piano che potenzi l’infrastruttura in fibra, per portare la banda larga italiana al vero salto di maturità, mentre nel frattempo ci si può accontentare delle tecnologie alternative all’Adsl. Purtroppo le notizie sono cattive, in particolare in questa fase di crisi finanziaria: diventa più difficile per le telecom accedere al credito necessario per potenziare la rete. Secondo Between, serve un miliardo di euro in Italia solo per completare l’attuale rete Adsl; 25 miliardi per portare almeno nelle principali città la fibra ottica nelle case. E adesso, com’è emerso anche a Capri, non ci sono risorse né pubbliche né private per affrontare questa sfida. Ci si può solo sedere a un tavolo per elaborare un progetto comunque, quindi, per poi partire non appena la crisi finirà. Il problema è che nel frattempo crescerà il divario con quei Paesi dove la rete Ngn è già presente su larga scala grazie agli investimenti programmati in passato, come la Francia, la Germania, il Nord Europa, gli Usa e soprattutto Giappone e Corea.

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