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In Francia il blog diventa una rivista (di carta)

16 Ottobre 2008

In Francia il blog diventa una rivista (di carta)

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Il meglio dei blog, con un taglio acido e graffiante, diventa una rivista. Il ciclo del contenuto, da online a offline e viceversa, diventa sempre più vorticoso. Vendredì si propone come un sunto di analisi, articoli e post di blog, un'antologia caustica dei nostri tempi.

Il contenuto, in fondo è un boomerang. Sono finiti i tempi in cui esso aveva la vita di una falena, di un fiore che durava lo spazio di un mattino. Adesso è come uno zombie, di quelli che a volte ritornano, di quelli che pensi sia finito il film e ti rispunta fuori dai titoli di coda. Proprio come un boomerang: tu lo lanci e ti ritorna ad altezza nuca, questo content. Pensi di averlo incasellato e lui ti rispunta fuori da un’altra parte, sotto un’altra forma.

Sono ormai anni che ci diciamo che la rivoluzione tecnologica ha reso irrilevante il mezzo – quel che conta è il contenuto, e che lo strumento su cui è fruito è in fondo secondario, dipende dall’utente, da dov’è, cosa sta facendo, dove si trova. Da integralisti alfieri del digitale, però, abbiamo generalmente pensato a un movimento del contenuto dalla carta al digitale, con la meschina eccezione di quel giornalismo cartaceo che riprende informazioni sul web o che peggio ancora scrive articoli a proposito di siti. C’è invece chi ha visto con chiarezza, almeno teorica, il movimento del contenuto come una spirale circolare (frenate le battute, sì, esistono anche spirali rettangolari). Un movimento che dall’offline porta all’online e poi ritorna online.

Morale della favola: domani, 17 ottobre, uscirà in edicola (per ora solo in Francia) un simpatico settimanale, intitolato Vendredì, periodico che si occupa solamente di raccogliere il meglio del web e di riproporlo su carta. Se poi farà anche qualcosa online non è dato saperlo: al momento non sembra nemmeno avere un sito.

Attenzione, però, il concetto di “meglio” è ovviamente e strettamente personale; così Vendredì si occuperà di raccogliere le opinioni più caustiche e unplugged, dandone un contesto, con una linea editoriale che mira a far capire, a collegare le informazioni. Quindi a fare opinione partendo da articoli, pamphlet e filippiche prese sul web – magari corrosive, ma scelte per la loro solidità e interesse. Fonti selezionate per la loro competenza ma anche per il loro essere “impegnate” e schierate (nessuna speranza dunque per milioni di blog general-generalisti fondati sul copia/incolla e l’autoreferenzialità di categoria – quei blog che citano (solo) blog che citano altri blog, in una spirale alla Escher.

Insomma, un Venerdì che insegue una contro informazione, un’informazione polemica che sta sempre più abbandonando (come dice Jacques Rosselin, fondatore della rivista, nella foto) i media tradizionali per trovare il proprio ecosistema ideale nella Rete, riportando online contenuti che magari hanno avuto la loro origine proprio da una qualche altro media di informazione offline, ripreso, rivisitato, rielaborato ed arricchito da qualche valente autore dell’online. In un qualche modo potremmo dunque definire Vendredi come un aggregatore, ma con il valore aggiunto della linea editoriale. Un content che si appoggia su un media tecnologico (quello della rivista di carta) antico, ma che presenta ancora oggi molti vantaggi quali la portatilità, la capacità di essere sempre e comunque funzionante, esente da crash, bug e patch, in grado di funzionare senza batterie ed anche in assenza di campo e segnale da reti wifi o cellulari 3, 4 o 28G.

Tirato in circa 200.000 copie e venduto a un euro e mezzo, sostenuto da un milione e mezzo di euro di investimento iniziale, powered by una decina di giornalisti, Vendredì mira ad una tiratura a regime di circa 50.000 copie e una potenziale estensione a Stati Uniti e Spagna; uno strumento per scoprire fonti, siti, fatti e per aiutare a comprendere un quadro più generale di quello visibile da un singolo post. Il tutto in un’ottica di interessante convergenza tecnologica on/off. Questa volta, fatta al contrario.

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