L’interazione tra attività professionale, rapporti personali e reti sociali può aprire prospettive commerciali inattese. È l’argomento del workshop di Gianluca Diegoli a Social Media Week Milano 2016. Lo abbiamo intervistato.
Apogeonline: Mi avevano detto che la vetrina del negozio non bastava più e che dovevo fare il sito per vendere. Adesso ho fatto il sito ma mi hanno detto che non basta più e devo andare sui social. Perché quello che faccio non basta mai? Quante risorse devo impegnare?
Gianluca Diegoli: Se continui a pensare in una logica di strumento e non di mercato e di sistema di creazione di valore, inteso come qualcosa che migliora la vita delle persone (di una certa cerchia in particolare) tanto che queste sono disposte a pagare per ottenerlo, qualsiasi cosa non sarà mai sufficiente. Non devi andare sui social: devi creare un luogo in cui acquistare sia facile, divertente e conveniente, e promuoverlo, e rendere i tuoi clienti affezionati. Probabilmente i social, ma più che altro i contenuti, sono un buon modo per farlo, tra gli altri.
Qual è la sezione di Social Commerce che ha maggior valore, nella tua esperienza? Quale sarà la parte più importante del tuo workshop alla Social Media Week?
Le parti su cui tendo a concentrarmi, sia sul libro che nel workshop, sono essenzialmente due: la prima è nel pensare un modello di business, che tenga conto dell’evoluzione della rete e della società, immaginando come il mobile, il social-messaging, la logistica e forme di abbonamento allo store possono ottenere risultati se combinati con nuovi store più adatti all’esperienza contemporanea degli acquirenti.
Un workshop pragmatico per vedere le reti sociali anche sotto aspetti pratici.
La seconda è sul social proof: cioè su quei condizionamenti che possono creare fiducia e informazione negli acquirenti, basati sulle azioni e contenuti lasciati da altre persone. Le recensioni, le review, gli user generated content, i famigerati influencer eccetera.
Quali sono i social più indicati per impostare una nuova strategia di vendita? Ci sono differenze se punto più sulla vendita offline oppure su quella online?
Facebook è il padrone della conversione: l’unico social che vende in senso stretto. Instagram sviluppa fedeltà e loyalty, e fruizione continuativa: ottimo per alcuni settori, come il fashion. Pinterest è molto forte nel mondo anglosassone, e sarebbe un ottimo veicolo, se fosse più diffuso in Italia. Twitter è praticamente ridotto a una funzione (pur importante) di customer care. E non dimentichiamoci di YouTube, per advertising e tutorial vari.
Mi parlano di contenuti, ma non riesco bene a capire che cosa si intenda. Ho un’attività, voglio vendere di più, che cosa mi fa vendere di più se vado sui social a dire… che cosa?
Contenuto è qualsiasi forma di comunicazione per cui sono contento di impiegare tempo: un video, una foto, un testo, qualunque cosa. Per vendere ho bisogno di interessare, informare e convincere: come uso i contenuti per fare questo? È quello che insegno.
Ci sono fasce di attività precluse all’utilizzo dei social per sviluppare l’ecommerce? Se la mia offerta è prevalentemente per anziani, devo rinunciare in partenza? Come faccio a sapere che non sto parlando unicamente a ragazzini con pochi soldi e tempo da perdere?
Ma Facebook è per anziani! 🙂 Per i giovani c’è Snapchat! (scherzo, ma la realtà è sempre molto complessa). Il corso insegna a capire se e quando mi servono social e contenuti. Non è detto che.
Ci sono casi eclatanti di social commerce che possono aiutarmi a capire? Ne parli nel tuo libro, o ne parlerai nel tuo workshop?
Non credo esistano casi di social commerce. Semmai casi in cui lo store è diventato una community social, o viceversa. O in cui sono stati usati contenuti per creare interesse su temi cari a una certa audience. Di questo parlerò nel workshop, sennò dico tutto qua! :)