Uno studio ha rilevato come le app mobile gratuite che ricorrono a servizi indipendenti per autofinanziarsi grazie alla pubblicità consumino molta più batteria di quelle a pagamento.
L’indagine, effettuata su apparecchi Android e Windows Mobile, ha stabilito per esempio che l’80 percento dell’energia consumata da una partita ad Angry Birds va in scopi non connessi all’esecuzione del gioco in quanto tale.
E quasi metà del resto se ne va in attività di geoposizionamento, per consentire l’invio di messaggi pubblicitari su misura.
Citazione d’obbligo:
Forse anche una considerazione meno banale sull’autoregolazione dei mercati.
App Store di Apple, per esempio, vende software al livello minimo di spesa di 79 centesimi di dollaro.
Guarda caso, si stima che nel corso di due anni un iPhone possa costare più o meno un dollaro di energia elettrica.
Si tratta di una cifra probabilmente destinata ad aumentare man mano che emergono apparecchi più potenti con maggiori possibilità di elaborazione. Ma, in termini assoluti, senza modificare il contesto.
Al tempo stesso, tutto sembrerebbe tenersi: chi decide di scaricare la versione gratuita di una app, in realtà la paga attraverso un maggiore consumo energetico.
E le tariffe minime di acquisto, sicuramente decise in base a considerazioni di management più che di rilevazione dei consumi, finiscono per corrispondere approssimativamente al “risparmio” che si pensa di conseguire e invece viene rosicchiato a suon di spot.