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In Canada il voto elettronico viaggia su Linux, ma i dubbi sul suo potenziale rimangono

15 Dicembre 2003

In Canada il voto elettronico viaggia su Linux, ma i dubbi sul suo potenziale rimangono

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Le prime elezioni elettroniche completamente gestite via web nel Nord America, si sono svolte tra il 5 e il 10 novembre, durante le municipali dello stato canadese dell'Ontario

Circa 100.000 aventi diritto al voto hanno potuto scegliere tra un’urna online o il voto via telefono.

Il sistema di voto è stato fornito da CanVote, un’azienda privata canadese specializzata in servizi di voto online e via telefono. Ciascuno dei 100.000 potenziali elettori ha ricevuto un numero identificativo di voto e una password, in grado di garantire la ricezione delle preferenze via internet o tramite telefono ad impulsi: il voto cartaceo tradizionale non è stato nemmeno preso in considerazione. Il tutto basato su un sistema Linux con applicazioni web, database e risponditori vocali interattivi anch’essi sviluppati su Linux, e con un sistema di crittografia a 128 bit.

La percentuale di votanti è salita dal 25-30% al 55%.

Come si è votato a South Dundas

Nell’ambito di questa iniziativa, la città di South Dundas ha distribuito una brochure e una lettera al votante, all’interno della quale il cittadino ha trovato sia il numero verde da chiamare sia il sito web per il voto, sia il numero identificativo di voto sia la password; inoltre vi era la lista dei candidati sindaco e consiglieri e l’indicazione di una linea telefonica di assistenza per il voto elettronico. In appoggio alle linee telefoniche assistenziali sono state attivate, con orari diversi, le biblioteche della Contea. La possibilità di votare è stata data dalle 9.00 del 5 novembre alle 20.00 del 10 novembre 2003. I risultati definitivi sono stati pubblicati sia sul sito di CanVote, sia su quello della città di South Dundas.

Dubbiosi rapporti

Contraltare a questa esperienza di successo sono una serie di “rumors” non ufficiali, relativi alle elezioni elettroniche del 7 ottobre 2003 nelle 58 contee della California, per i risultati delle quali le autorità statali hanno ordinato una verifica dei sistemi di voto e, quindi, dei risultati, in almeno una contea, in cui sono stati utilizzati software e hardware non approvati dalle strutture federali californiane (monitor per il voto con il sistema touch screen).

Sulla stessa onda si muove la tecnologicamente avanzata Irlanda, patria di noti studiosi di governo elettronico e scenario di alcune significative sperimentazioni. Il partito laborista irlandese, ha deciso di manifestare i propri dubbi su un uso capillare di questo strumento attraverso un rapporto intitolato “Voto elettronico in Irlanda – una minaccia per la Democrazia?”.

Le cause del dissenso rispetto a questo strumento sono quelle classiche, relativamente alla verifica dell’identità, che possono portare a frodi e duplicazioni di voto, in grado di inficiare le elezioni stesse. I laboristi chiedono che le sperimentazioni siano sospese fino a che non sia sviluppato un sistema di verifica equiparabile a quello tradizionale (proposta laborista è garantire un sistema parallelo cartaceo di voto, che possa essere utilizzato qualora insorgano dispute sui risultati elettorali), non sia garantito un debugging completo del sistema e non venga istituita un’autorità di verifica con ruolo di supervisione sul voto elettronicoall’interno della già esistente Commissione sugli Standard nella Pubblica Amministrazione. Ciò premesso, altre accuse partono dal rapporto, legate in particolare ad un approccio di bassa qualità nella definizione dei database, accusati di non tenere conto di basilari tecniche matematiche, relegando a un unico file tutta la struttura di gestione del progetto (un file Access). Sin dall’inizio del rapporto viene subliminalmente messa in discussione la procedura di scelta del software (additando precedenti esempi di corruzione in esperimenti di voto elettronico negli USA e in Gran Bretagna): il rapporto nasce come uno strumento di dialettica politica, ma sottolinea una serie di particolari tecnici da non trascurare.

Ed è recentissimo il rapporto “Electoral pilots at the June 2004 elections The location of pilot schemes at the combined European Parliamentary and local elections”, rapporto presentato a inizio dicembre 2003 dalla Commissione Elettorale Britannica, che boccia la possibilità di nuovi test del voto elettronico in occasione delle prossime europee e amministrative del giugno 2004 (“Accordingly, given our concerns as to the timeframe, complexity and preparedness of returning officers to participate, we believe that when assessed against the criteria no region would be suitable to conduct an electronic voting pilot.”).

Riflessioni conclusive

L’esigenza di chiarire e migliorare una serie di particolari tecnici non è limitata al governo laburista irlandese. Una simile iniziativa, con obiettivo dichiarato il favorire un aumento della fiducia nello strumento del voto elettronico, è stata attivata da un gruppo di esperti tecnici, legali e politici che coinvolge personalità rappresentanti l’intera Europa. Si spera che questa iniziativa circoscriva una volta per tutte gli ambiti di utilizzo del voto elettronico, liberando questa potenzialità da vassallaggi politici che mirano a rapidi ritorni di immagine di chi la propone piuttosto che al reale miglioramento della qualità dei sistemi elettorali. Il voto elettronico deve derivare da una scelta consapevole del votante, tra modalità alternative e non sostitutive, in modo da favorire le persone che più di altre soffrono la presenza di barriere fisiche, di spazio e di tempo. Una soluzione per alcuni, ma non necessariamente per tutti.

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