Mentre in Italia l’industria informatica stenta a decollare e mancano piani di sviluppo nazionali, negli Stati Uniti, patria dell’industria hi-tech, manca personale.
Il grido d’allarme è stato lanciato dall’American Engineering Association (AEA) sulla penuria di mano d’opera per l’industria di alta tecnologia e chiede al Congresso di non imporre limiti al numero di visti accordati ogni anno ai lavoratori stranieri impiegati in questo settore.
Insomma, gli Stati Uniti non ce la fanno più a far fronte alle domande dell’industria informatica.
Il Congresso dovrà dibattere in autunno la proposta del presidente Clinton di alzare il plafond di questi visti per lavoro, attribuiti a persone altamente qualificate, a 200 mila l’anno tra il 2001 e il 2003, contro i 107.500 previsti per l’anno 2001.
“Noi abbiamo bisogno di almeno 200 mila visti per anno – afferma Thom Stohler, responsabile dei problemi di personale alla AEA – per soddisfare la domanda”.
Gli studenti stranieri negli Stati Uniti sono titolari di un terzo dei diplomi di master e di dottorato rilasciati in questo paese, secondo le statistiche riprese dall’AEA.
“Non è logico che formiamo queste persone negli Stati Uniti – ha sottolineato Stohler – e non abbiamo poi l’opportunità di assumerli”.
Secondo l’AEA, il tasso di disoccupazione nell’industria hi-tech varia attorno al 2 %, contro il 4,1 % dell’economia americana nel suo complesso.
Questa industria, infatti, ha creato nel periodo 1993/1999, 1,2 milioni di impieghi.
Nel sito della AEA, all’indirizzo http://www.aea.org, potete trovare documenti (tra i quali, la petizione per l’abolizione del blocco dei visti) e approfondire l’argomento.