Basta con il “far west” dei nomi di dominio in Italia. Finalmente su questo punto hanno trovato l’accordo Polo e maggioranza sul ddl in discussione al Senato.
Sarà il testo presentato dall’ultimo governo D’Alema (con alcune modifiche) ad essere presentato in aula per l’approvazione di Senato e Camera.
Il principio contenuto nel decreto legge è semplice: i nomi di dominio sull’Internet italiana dovranno corrispondere ai nomi di persone e società alle quali appartiene.
In pratica, non potranno più essere “occupati” abusivamente nomi di aziende, persone o enti, da persone che non c’entrano nulla.
Dopo il “caso Grauso”, l’imprenditore sardo che registrò centinaia di siti con i nomi di società, parlamentari e personaggi del mondo dello spettacolo, il Parlamento mette un argine contro il “cybersquatting”.
Una volta approvato in via definitiva e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (non facciamo previsioni, visto il particolare periodo politico), il testo varrà per il futuro ma avrà anche effetto retroattivo.
Anche in questo campo sarà creata un’authority e verrà istituita una commissione nazionale per Internet, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio.
Questo organismo avrà il compito di studiare e monitorare le tecnologie che si sviluppano negli altri paesi.
Lo scopo è impedire “invasioni” da parte di altri paesi in questo campo, finalmente visto come importante per lo sviluppo italiano.