Non è ancora passato l’anno canonico: Shawn Blanc scriveva Reading on the iPad il 18 luglio 2011. Sento però l’urgenza di ricordarle seppure con anticipo, perché stanno durando efficacemente nel tempo, cosa non facile per il contenuto digitale.
Blanc faceva riferimento a un mercato in fase iniziale, quello delle riviste in edizione tablet (leggi: iPad). Quasi un anno dopo sembra che quel mercato, nel suo complesso, faccia ancora fatica a trovare una direzione chiara. Non ha aiutato Adobe, che ha offerto a tappeto sparando a palle incatenate la propria offerta sporca maledetta e subito che ha accorciato i tempi ma ha tenuto gli editori ben lontani dall’acquisire un po’ di cultura tecnica e di interfaccia, manco a dirlo quello di cui avevano maggiormente bisogno.
La chiusura dell’articolo sembra scritta stamattina:
And while I appreciate the customization and care surrounding each article found in Wired or The New Yorker, wouldn’t it be something if the magazine industry took a few cues from Instapaper and Reeder? What if, instead of fancy, two-column layouts they had simple, large-type layouts that you could scroll through? Because, honestly, it’s the forced pagination and multitude of various layout designs that I dislike the most when reading in a magazine app.
Prima di questo, vengono elencate alcune banalità – per un utilizzatore cosciente e per uno sviluppatore brillante – che invece gli editori sembra fatichino a cogliere: per esempio l’idea di poter riscaricare a volontà un numero che si è pagato, un sistema di notifiche che avvisi della disponibilità di un nuovo numero o della fine di uno scaricamento, il quale dovrebbe avvenire in background e permettere di occuparsi di altro. Per non parlare della memorizzazione automatica del punto dove la lettura è stata temporaneamente interrotta eccetera. Sostiene ancora Blanc:
Instead of leaning on the perceived value of a physical printed periodical they should look to the iPad’s new value of delight, ubiquity, and instantaneous digital access.
Pubblicare contenuti ricavandone il giusto profitto e guadagnandosi il rispetto e la fedeltà dei lettori, se è difficile in edicola, è mortalmente difficile nel ciberspazio. Ma il sospetto è che a completare con maggiore successo la transizione verso una nuova epoca saranno gli editori capaci di pensare prodotti fatti per iPad invece che adattare alla tavoletta qualcosa pensato per la carta e fatto passare per un tritabit collegato a InDesign.